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[comunicato stampa] Milano, 19.07.06, Cronaca di una sentenza annunciata

La sentenza del processo milanese per i fatti dell’11 marzo (nove assolti e 18 condanne a 4 anni) pone alcuni problemi che non rientrano nelle dinamiche “di movimento”, ma riguardano tutti e tutte.
Riteniamo scandalose e gravi le sentenze, frutto di un clima di condanna presente già dalle prime fasi del processo, per non parlare della bolla mediatica che ne ha enfatizzato la portata. Forse i giudici dovrebbero leggere meno giornali e guardare con maggiore attenzioni gli atti, senza farsi influenzare dallo stato d’animo con cui si arriva ai processi.
Un processo senza prove reali (se non alterate, come ad esempio nelle relazioni sui rinvenimenti di oggetti nei pressi del corteo), nessuna foto che inchiodi realmente gli imputati nell’atto di lanciare o danneggiare qualcosa, una condanna che fa del “concorso morale” un pericoloso precedente che va a ledere il diritto di manifestare e partecipare a cortei.

Non ci esprimiamo in questo momento sulle problematiche dell’ordinamento giudiziario e la vicinanza tra PM e giudice, ma non possiamo non notare come le indicazioni del PM Basilone nella sua arringa (nonché nelle sue richieste di custodia cautelare) siano state assunte dal giudice nella sua condanna, già insita nelle parole e negli atti del PM.

Per non parlare delle vergognose motivazioni con cui il riesame ha bocciato, per quattro mesi, le richieste di scarcerazione.
E’ la prima sentenza di un reato tornato di moda sotto silenzio a Torino nel 1998 in occasione delle manifestazioni per la morte di Baleno e poi in grande stile dopo i fatti di Genova e che ormai viene affibbiato a qualsiasi cosa si muova in una piazza: a Genova, come a Torino, come in val Susa e ora a Milano. Le caratteristiche – pessime - dell’articolo 419 oltre a gravare sulla vita delle persone condannate, sono un grave rischio per chiunque partecipi a mobilitazioni e cortei.
Il problema è dunque, ancora una volta, un'ulteriore restrizione degli spazi di libertà: partecipare a un corteo sarà da oggi più pericoloso per tutti.

Come si diceva un tempo, “Meditate gente”.

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