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[processo 11 marzo] terza udienza rito abbreviato

PROCESSO 11 MARZO - TERZA UDIENZA RITO ABBREVIATO.

Oggi, 14 luglio, terza e ultima udienza del rito abbreviato per i fatti dell'11
marzo.
Concludono le difese: Fuga, avvocato anarchico, sottolinea alcune questioni
tecniche importanti, come l'uso della perizia dei RIS al di fuori delle norme
della procedura penale, o la costituzione come parte civile del Comune per danni
che in realta' ha avuto l'Amsa e l'ATM.
La sua arringa e' aggressiva e sottolinea come il pm dopo e le ffoo prima
abbiano abusato di un uso creativo della redazione e della lettura di verbali
per fabbricare una versione degli arresti, dei sequestri e della responsabilita'
degli imputati, a uso e consumo di una volonta' di punire fatti gravi e di farlo
sulla pelle degli imputati, chiunque essi siano e qualcuno cosa abbiano
veramente fatto o meno.
Conclusione col botto augurando al pm e al giudice di andare qualche tempo in
galera per capire cosa vogliono dire le pene che chiedono o che comminano.

Poi l'avvocato Vicini interviene per difendere il suo assistito, rievocando i
molti attentati degli scorsi anni da parte dei fascisti contro luoghi e persone
legate ai centri sociali. Vicini sottolinea come sia chiaro che gli imputati
sono stati pescati a caso e poi la loro detenzione e imputazione giustificata a
posteriori, usando le richieste di archiviazione del pm e ravvisandovi una prova
implicita del fatto che le persone arrestate quel giorno non erano colpevoli di
nulla, come il 30 per cento di persone gia' archiviate.
Si inerpica su terreni difficili paragonando genova e milano, e finendo per dare
l'impressione di comprendere di piu' una richiesta per devastazione e saccheggio
a genova che non per i fatti dell'11 marzo. Uno scivolone un po' discutibile per
processi che sono ancora in corso.

Conclude le difese l'avvocato Vanni, che parla la lingua che il giudice
comprende, quella del cittadino democratico che invoca il senso della misura.
Il suo intervento suscita alcune perplessita' nel pubblico presente.
Se da un lato mette in luce alcuni limiti e problemi politici della giornata
dell'11 in maniera fin troppo trasparente (sia accusando l'ANPI e la sinistra
milanese di aver lasciato soli chi e' arrivato in corso buenos aires, che
sostenendo che la volonta' di chi si era convocato in piazza lima fosse quella
di una dimostrazione spettacolare nel senso piu' truce del termine di
disponibilita' a opporsi fisicamente alla sfilata fascista piu' che una volonta'
di fare scontri a caso nella citta'), da altri punti di vista offre una visione
della storia degli ultimi 30 anni di movimento a milano che puo' essere definita
solo come uno dei tanti punti di vista sulla questione.
L'appello da parte di Vanni e' a ritrovare il senso della misura ed evitare una
spirale di "eroismo" antifascista (o martirio).
Nella lingua del giudice Vanni spiega perche' l'11 marzo e' troppo scomposto per
essere preordinato, nonche' che il concetto di devastazoine non si applica a una
situazione che mezz'ora dopo i fatti lascia le persone a continuare lo shopping
e chiaccherare ai lati della strada come se fossero al bar dell'ultima
attrazione del sabato: lo scontro.
Ricorda anche che la pena richiesta e' sproporzionata, piu' alta che per una
rapina, equivalente a un tentato omicidio o alle pene che si chiedevano per chi
veniva in corteo negli anni settanta con una pistola.
Sul concorso gioca una carta di nuovo storica: ricorda il corteo fascista in cui
nel 73 venna ammazzato l'agente Marino con una bomba a mano, e ricorda come
l'on. La Russa in prima fila al tempo non fu mai condannato per concorso morale
in tentato omicidio. Il paragone e' sufficientemente chiaro da non necessitare
tutte le parole che Vanni ha usato.
Finisce con una serie interminabili di valutazioni politiche sull'opportunita'
di un certo tipo di antifascismo o altro, fino a tornare nel campo giuridico
facendo capire al giudice quando e come la fattispecie della devastazoine e
saccheggio e' stata usata (saccheggi durante gli ultimi anni della guerra e
tumulti sociali con centinaia di feriti e morti nel primo decennio dopo la
guerra), auspicando che i fantasmi della storia non rientrino nella aule del
tribunale.

A seguire le difese, sono state fatte le istanze di scarcerazione, accolte con
favore per quanto riguarda i domiciliari da parte del pm, che a sua volta non ha
replicato nulla alle arringhe delle difese.
Dopo una parentesi breve con le dichiarazioni di alcuni imputati (che nulla
hanno aggiunto alle arringhe gia' sentite in questi tre giorni), il giudice ha
concluso il rito abbreviato rinviando al 19 luglio alle 9.30 per la lettura
della sentenza.
Adesso il GUP Barbuto e' solo con in mano il destino e i sogni di 29 persone.
L'umanita' non e' una dote di cui sono colmi i carabinieri, ma forse possiamo
sperare che sia un filo piu' abbondante nella casta dei giudici.

a la prochaine