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[presos4febrero] Dichiarazione di tortura di Alex Cisterna Amestica

DICHIARAZIONE DI TORTURA DI ALEX CISTERNA AMESTICA

Sabato 4 febbraio provai a entrare a una festa con un gruppo di amici e senza motivo ricevetti da un Guardia Urbano un forte colpo nel fianco; la polizia continuò a colpire e io cercai di correre via, però a causa del dolore non ce la feci e venni arrestato, con colpi in faccia, stomaco, gambe e braccia. Mi ammanettarono, trascinarono e mi alzarono dai capelli.
Mi portarono verso una macchina e in seguito al commissariato della Guardia Urbana, dove mi insultarono, minacciarono e continuarono a fare commenti razzisti.
Mi misero in una cella e dopo un poco entrò un medico e disse al poliziotto che avevo bisogno di andare all’ ospedale a causa dei colpi ricevuti. Quando il medico se ne andò un poliziotto mi chiaò per firmare un documento che non mi lasciò vedere e in seguito mi chiese ”ti fa male lì?” indicando il mio fianco e allo stesso tempo tirandogli un pugno.
Ci portarono all’ Hospital del Mar e ci fecero aspettare molto tempo contro un muro(dentro l’ ospedale).
Eravamo tutti e tre sanguinanti e doloranti mentre la polizia si burlava di noi e faceva commentari come “cileni, eh?Pinochet non ha fatto bene il lavoro.
Non funzionando la macchina dei raggi x ci portarono all’ Hospital Clinic ma neanche li funzionavano, quindi ci portarono finalmente in un terzo ospedale e ci lasciarono ammanettati nei bagni. Mentre il medico si occupava di noi, prima che mi visitasse, si avvicinò un poliziotto e mi disse minacciosamente che se avessi raccontato qualcosa non dovevo dimenticare che sarei tornato in commissariato. Per cui di fronte alla paura di essere colpito nuovamente dissi al medico che ero caduto dalla bicicletta.
Al ritorno dall’ ospedale, una volta in cella, arrivarono i mossos d’ esquadra che ci fecero uscire e mi ammanettarono con più impeto il polso che era bendato e mi dissero “ti fa male, figlio di puttana?”. Quando mi disse così, lo stesso Guardia Urbano che mi minacciò nell’ ospedale si avvicinò e mi diede un calcio nelle gambe come gesto di saluto. Quindi i mossos d’esquadra ci portarono al furgone e una volta in commissariato due di loro (uno molto grande e uno normale)mi portarono in una stanz e mi misero contro un muro; mi chiesero se sapevo perché ero lì al che io risposi di no perché non avevo fatto niente, mi chiesero chi lo aveva fatto, risposi che non lo sapevo quindi mi diedero un colpo in faccia che mi lasciò per terra sanguinando dal naso e dalla bocca.
Mentre ero per terra il più piccolo mi colpì con un calcio allo stomaco che mi lasciò senza fiato. Mi fecero alzare tirandomi per i capelli e mi portarono a lavarmi la faccia, cercai di bere un po’ d’ acqua e mi colpirono in testa dicendomi che non mi avevano dato il permesso di bere e in più che ero un sudaca* e che tutti i latinoamericani sono una merda..
Mi portarono in cella continuando a insultarmi minacciandomi che sarebbero tornati e che approfittassi per riposare la faccia. Dopo un po’ arrivarono altri due e mi chiamarono dicendomi che dovevano prendermi le impronte digitali; quando entrai nella stessa stanza di prima non c’era la polizia scientifica. Uno dei due mossos mi diede un altro colpo nello stesso lato della faccia dove mi avevano colpito precedentemente e un altro calcio allo stomaco. Iniziarono a ridere dicendo che se ci uccidevano non sarebbe importato a nessuno visto che eravamo dei sudaca di merda. Mi portarono a lavarmi la faccia e mi misero in cella.
I nuovi agenti che arrivavano chiedevano se gli lasciavano la chiave della cella per poter entrare a picchiarmi e gli anteriori rispondevano che dovevano aspettare una mezz’ora perché in quel momento stavo dormendo. Durante tutta la detenzione venivano a “visitarmi” e a chiedermi se mi faceva ancora male la faccia. Durante le 48h ci diedero solo due sandwiches, me ne tolsero uno perché non potevo masticarlo a causa del dolore e mi diedero solo un bicchiere e mezzo d’ acqua (bicchieri piccoli di caffè).
Prima di uscire dal tribunale si avvicinò il mossos più grande e mi disse che mi sarei sempre ricordato di lui.