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[Ansa] G8 - PM: IN 500 PAGINE ORRORI BOLZANETO, RASENTATA TORTURA

Chiesti 47 giudizi, anche i sanitari come aguzzini
(di Paola Mattarana)

GENOVA, 12 MAR - Trattamento inumano e degradante in violazione
dell'art. 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo
e delle libertà fondamentali. Così i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio
Ranieri Miniati hanno definito gli insulti, il sadismo, i calci, i pugni
e le botte, che hanno rasentato la vera e propria tortura, subiti dagli
arrestati che sono transitati nella caserma di Bolzaneto durante il G8
del luglio 2001. I pm hanno tuttavia contestato agli indagati,
poliziotti, medici, guardie carcerarie, carabinieri, come scelta
«prudenziale», la violazione dell'art. 3 della Convenzione dei diritti
umani e non la tortura «per la durata del trattamento rapportata al
tempo di permanenza dei detenuti presso la struttura». Il «j'accuse» è
contenuto in una memoria di 534 pagine depositata e illustrata oggi al
gup Maurizio De Matteis, nel corso dell'udienza preliminare per i fatti
di Bolzaneto, per cui sono stati chiesti 47 rinvii a giudizio. Sono 15
dirigenti e agenti della polizia, 16 dirigenti e agenti della polizia
penitenziaria, tra cui il generale Oronzo Doria, 11 carabinieri e 5
medici, di cui 3 donne. I magistrati hanno ricordato «il taglio di
ciocche di capelli a Taline Ender, Massimiliano Spingi, e Sanchez
Chicarro, lo strappo della mano a Giuseppe Azzolina, il capo fatto
infilare nel wc alla turca a Ester Percivati, l'umiliazione di Marco
Bistacchia costretto a mettersi carponi e ad abbaiare come un cane e il
pestaggio di Mohamed Tabbach, persona con un arto artificiale». È stato
anche rievocato l'episodio umiliante imposto ad Hinrrichs Meyer
Thorsten, costretto a indossare un cappellino rosso con la falce e un
pene al posto del martello, con il quale è stato costretto a girare nel
piazzale senza poterlo togliere. Per sottolineare lo stato dei detenuti
nella caserma, la pubblica accusa ha citato anche un brano del libro «Un
anno di Costituzione italiana: art.13» di Andrea Camilleri, il quale
parlando delle torture in Iraq, sottolinea che «l'occhio immediatamente
ti cadeva non sull'ebete e sadica soddisfazione del torturatore, ma su
chi veniva torturato riducendolo a cosa, a oggetto, ad armalo: manichino
per addestramento.., ex omo ora cane al guinzaglio... non più omo ma
solo un pezzo di carne trimante offerto alla vucca spalancata di un
cane». La memoria, suddivisa in cinque capitoli, illustra dapprima la
storia del carcere provvisorio e il numero delle persone transitate
(252), poi le prime indagini, l'organizzazione, i reati e i responsabili
ai vari livelli, gli esecutori materiali, e infine le conclusioni. I
LIVELLI APICALI - Nella memoria, alla voce dei Responsabili, il livello
apicale a Bolzaneto viene indicato per la Polizia di Stato il vice
questore Alessandro Perugini, e il commissario capo Anna Poggi (entrambi
indagati); per l'Amministrazione Penitenziaria il magistrato
coordinatore Alfonso Sabella (per il quale è stata chiesta
l'archiviazione), il generale Claudio Ricci, il generale Alfonso
Mattiello, l'allora colonnello Oronzo Doria (indagato), i capitani
Pasquale Migliaccio, Ernesto Cimino e Bruno Pelliccia, tutti del
disciolto Corpo degli Agenti di Custodia, l'Ispettore della Polizia
Penitenziaria Antonio Biagio Gugliotta (indagato). «Certamente i
soggetti 'apicalì - hanno spiegato - non hanno materialmente svolto
davanti alle celle la vigilanza degli arrestati.Incombevano però sugli
apicali gli oneri ed i poteri legati alla posizione di garanzia nonchè
quelli legati alla qualifica di ufficiali di PG». AREA SANITARIA -
L'infermeria allestita nella caserma di Bolzaneto che avrebbe dovuto
essere un luogo di assistenza e di aiuto per le persone detenute, una
sorta di «zona franca» da maltrattamenti, era diventata, secondo
l'accusa, un'altra tappa del percorso di umiliazione. «È emerso - hanno
sottolineato - che l'impatto delle parti offese con i medici avvenisse
in condizioni di soggezione fisica e morale analoghe a quelle generali;
non va dimenticato infatti che il triage avveniva all'ingresso del
padiglione e quindi in pratica subito dopo il »comitato di accoglienza«
e che spesse volte il medico veniva scambiato per un poliziotto». I
REATI - I reati contestati sono a vario titolo abuso d'ufficio, violenza
privata, abuso di autorità contro detenuti o arrestati, falso,
violazione dell'ordinamento penitenziario e della convenzione per la
salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.(ANSA).