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[il secolo xix] «Al G8 violenze e saccheggi non ebbero giustificazioni»

«Al G8 violenze e sacchegginon ebbero giustificazioni»
le motivazioni delle condanne ai no global
I giudici: furono legittime le cariche della polizia contro il Blocco nero
GENOVA. Le cariche della polizia non furono «arbitrarie», e comunque non c'è nesso
fra l'azione delle forze dell'ordine e i danneggiamenti dei negozi e delle auto. I
manifestanti del Blocco nero agirono senza dubbio con più violenza delle Tute
Bianche (gli addebiti vengono distinti in modo netto) e però anche il messaggio di
queste ultime alla vigilia degli scontri fu «contraddittorio». Sono questi i
contenuti salienti nella motivazione della sentenza sui 25 noglobal accusati di
devastazione e saccheggio durante il G8 del 2001 a Genova. Ventiquattro erano stati
condannati il 14 dicembre scorso dalla seconda sezione del tribunale a oltre
cent'anni di carcere. Una sola imputata, Nadia Sanna, era stata assolta per non aver
commesso il fatto.
L'estensore della motivazione, il giudice a latere Emilio Gatti, ha quindi
fortemente separato le responsabilità degli aderenti al cosiddetto Blocco nero da
quelli delle Tute Bianche. Le pene erano state più che dimezzate rispetto alle
richieste dei pubblici ministeri Anna Canepa e Andrea Canciani (225 anni) poiché il
tribunale stesso, presieduto da Marco Devoto, aveva riconosciuto il reato di
devastazione e saccheggio solo per dieci imputati, i black-bloc appunto. Le Tute
Bianche, secondo le difese, avevano reagito alla carica dei carabinieri in via
Tolemaide contro il corteo autorizzato del 20 luglio, a cui parteciparono tra gli
altri Luca Casarini e Vittorio Agnoletto, allora portavoce del Genoa Social Forum.
«La condotta del Blocco Nero - rilevano ancora i magistrati - non può essere
ritenuta reazione giustificata ad un atto di polizia principalmente perché questo
non può ritenersi arbitrario e poi perché non è ravvisabile alcun nesso causale tra
l'azione della polizia e i danneggiamenti dei negozi e delle auto». «In questa
situazione - insistono - la decisione di lanciare i lacrimogeni non appare
costituire un atto illegittimo né tantomeno arbitrario, rispondendo per contro alle
concrete necessità del momento». Il giudice sottolinea: «Quando gli incendi avevano
minacciato la sicurezza dei palazzi e degli abitanti della zona, era stato
necessario compiere la carica per ripristinare la sicurezza e l'ordine pubblico.
Questo è stato turbato non dalle manovre della polizia, ma dalle condotte dei
manifestanti violenti». «La difesa - riconosce il relatore - ha prodotto immagini e
testimonianze da cui possono emergere eccessi nei comportamenti di singoli agenti
nei confronti di manifestanti pacifici. Trattasi però di episodi successivi alle
condotte dei violenti, che pertanto non li possono invocare a propria
giustificazione».
Molto lungo il capitolo sulle Tute Bianche. «Leggere a distanza di tempo e con il
dovuto distacco le dichiarazioni e i "patti" che proclamavano pubblicamente, fa
sorgere alcune perplessità per il tono, volutamente sopra le righe e per la violenza
verbale in essi contenuta». C'è una precisazione, fondamentale. «Sotto un altro
aspetto appare, ancora volutamente, contraddittorio il messaggio di chi dichiara una
"guerra", intende abbattere un muro, sostiene di voler "assediare" gli otto grandi e
tentare di invadere la Zona Rossa, ma poi spiega che tutto questo ha un valore
altamente ma puramente simbolico, che nessuno ha mai pensato seriamente di penetrare
in massa oltre gli sbarramenti. Ciò avrebbe costituito un obiettivo "militare" che
avrebbe comportato all'evidenza una risposta armata da parte delle forze che
difendevano l'incolumità fisica dei capi di stato. Invece i manifestanti
perseguivano un obiettivo "politico", ruotante intorno al fatto simbolico di mettere
anche una sola persona con il piede oltre lo sbarramento». «La perplessità e lo
sconcerto legittimi in chi legge - osservano infine i giudici, certificando una
distinzione importante - devono però lasciar spazio all'esame dei comportamenti
delle persone, indispensabile per giungere ad un giudizio sulle imputazioni e sugli
imputati. E, come si vedrà, alla violenza verbale non fece seguito, almeno in una
prima fase degli eventi, un comportamento altrettanto violento di quei
manifestanti».
M. IND.

15/03/2008