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[ifatti.it] Genova, manifesta anche il sindacato di polizia Coisp

In piazza Vittoria amara scritta-provocazione: 'L’estintore come strumento di pace'

Genova (Silvano Spanarello) - E' soddisfatto il segretario generale del Coisp, Franco Maccari: «Abbiamo ricevuto la solidarietà delle persone, della gente comune di Genova che apprezza il nostro lavoro di ogni giorno. Abbiamo manifestato anche per loro, e per chiedere che la politica la smetta di strumentalizzare l'argomento sicurezza per fini di parte». Insieme al fiume di manifestanti 'no global', in piazza, 6 anni dopo i tragici fatti del G8, c'è anche il sindacato di polizia Coisp. Sono in alcune centinaia, in dieci luoghi simbolo di Genova autorizzati dalla questura, ben distanti, per evitare tensioni e pericolosi contatti, dal corteo che ha attraversato la città. Il gesto più eclatante, un amaro riferimento simbolico al dramma che ha segnato quel luglio del 2001, uno striscione alzato in Piazza Vittoria dal sindacato di polizia: 'L’estintore come strumento di pace'. “A fronte di un’allucinante manifestazione No Global tesa a far diventare nuovamente Genova la roccaforte del pensiero proprio della sinistra radicale e di stravolgerne ancora la quotidianità – ha dichiarato Maccari – il Coisp ha l’orgoglio di essersi posto come unico baluardo in difesa della città e di valori come la legalità e la sicurezza, imprescindibili in ogni società che si definisca civile».
«Non abbiamo avuto paura di mostrare la nostra faccia di Poliziotti – ha aggiunto Maccari – e di catalizzare attorno alle nostre ragioni i cittadini genovesi, dai quali abbiamo ricevuto totali apprezzamenti, attestati di stima e di affetto, quali primi difensori e garanti non solo della loro sicurezza ma anche dell’ordinamento democratico, messo a rischio da una sinistra radicale che ha fatto proprio eroe e simbolo l’aggressione alle Forze dell’Ordine e dai militanti 'ultras' dell’estrema destra cooptati per tener alta la tensione contro le Forze dell’Ordine, e quindi contro lo stesso Stato».
«Per essere qui – ha concluso Maccari – abbiamo pagato regolarmente il biglietto ferroviario e non ci siamo coperti il volto, perché questo, e non altro come avvenuto con gli autoriduttori di Pisa, è il modo di esprimere le proprie ragioni».