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Processo perugini

Il 21 luglio 2001, nel pomeriggio, mentre il grande corteo sfila lungo corso torino verso l’appuntamento conclusivo, all’altezza di piazza rossetti si scatenano pesantissimi scontri che poi origineranno la nota fuga lungo il lungomare di decine di migliaia di persone braccate e massacrate dalle forze dell’ordine anche quando inermi al suolo.
In questo frangente in una traversa di corso torino che porta verso la questura, alcuni ragazzi, molti dei quali giovanissimi (MM aveva meno di 16 anni), si siedono a terra di fronte a uno schie ramento di due plotoni di polizia: iniziano a prenderli in giro e ad agire in maniera provocatoria.
A un certo punto senza alcun preavviso diversi agenti in borghese della DIGOS si scagliano sul gruppetto di ragazzi e su alcuni giornalisti intorno a loro che stavano fotografando la divertente scena. Una decina di ragazzi viene pestata, arrestata, le loro apparecchiature fotografiche spaccate senza alcun sequestro. MM vivrà una scena molto nota alle telecamere di tutto il mondo: grida in una telecamera con le ossa dello zigomo insanguinato palesemente fuori posto di qualche centimetro.
Per questi eventi sette agenti della DIGOS sono stati indagati, e sei rinviati a giudizio: l’allora vice capo della DIGOS Alessandro Perugini, e altri cinque colleghi (Del Giacco, Pinzone, Raschellà, De Rosa, Mantovani). De Rosa sceglie di andare al rito abbreviato e si è beccato un anno e otto mesi di condanna per lesioni in primo grado, mentre in appello è stato assolto il 4 dicembre 2007 non per non aver commesso il fatto, ma perché l'identificazione dell'ispettore con l'autore del reato non è stata considerata certa (da notare che è stato riconosciuto da uno dei co-imputati Del Giacco!). Per tutti gli altri la sorte non sarà molto diversa dato che probabilmente è il pestaggio gratuito più immortalato dai tempi di Rodney King.
Dopo una sequela di testimoni e l’esame dei ragazzi pestati, nonché la visione in aula di tutti i video, proprio il 31 maggio hanno deciso di dire la propria versione tre degli imputati (Perugini, Del Giacco, Mantovani). La loro deposizione è vaga e ridicola, tuttaltro che dignitosa, nonostante l’atteggiamento deciso e arrogante di Del Giacco e quello distaccato di Perugini. La loro tesi è che la presenza di questa decina di ragazzini da loro in quel momento era vissuta come un atto di resistenza, dato che avevano oltrepassato la barriera dei container posta dalla polizia e nonostante i ragazzi fossero ben aldi qua della linea che demarcava la zona gialla in cui non si poteva manifestare. Non solo, secondo questi agenti con pluriennale esperienza i ragazzini si prefiguravano nella loro immaginazione come un’avanguardia che avrebbe potuto “assaltare da un momento all’altro la questura”.
Anche il giudice di fronte a questa sceneggiata indignitosa non sapeva se ridere o piangere. La verità è che gli imputati sono coscienti della loro quasi certa condanna e hanno cercato di giustificare l’ingiustificabile. Le prossime udienze vedranno gli ultimi scampoli di discussione e poi le arringhe. Si attende una sentenza prima del 2008: questa si che sarà la prima vera condanna
penale nei confronti delle forze dell’ordine per i fatti del g8.