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[Verità per Renato] report udienza 12 luglio

Udienza del 12 luglio, Tribunale di Civitavecchia.

L’udienza comincia alle 10.00, con la richiesta dell’ANPI (Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani), condotta tramite dell’avvocato De Sanctis, di costituirsi parte civile nel processo. “Il delitto Biagetti è un omicidio che ha tutti i connotati di stampo fascista e l’Anpi ha voluto essere vicino alla famiglia di Renato e alle parti lese”, ma come nella precedente udienza con la richiesta del Comune di Roma, anche in questo caso il Gup Giovanni Giorgianni non ha accolto la richiesta dell’ANPI di costituirsi parte civile. Le motivazioni, espresse dopo la camera di consiglio, sono state abbastanza vaghe: «nè Renato nè Paolo erano effettivamente coinvolti con l'associazione, né che questo tipo di reato sembra collegato a una matrice politica».

L’udienza procede poi con l’avvocato di Emiliani, Pier Francesco Bruno, che richiede il rito abbreviato determinato alle testimonianze di Laura e Polo, ma il Gup rifiuta di ascoltare i testimoni non ritenendo necessario assumere altre informazioni in relazione ai fatti. Il Pm, Margherita Pinto, formula dunque l’accusa e la richiesta della pena ai danni di Vittorio Emiliani: 24 anni per omicidio volontario con l’aumento della pena per la continuazione di altri reati. Nelle richieste anche la concessione di attenuanti generiche perché l’imputato era incensurato e durante le indagini permise il ritrovamento del suo coltello.

Seguono poi le arringhe del collegio difensivo della famiglia Biagetti, che ricostruiscono i fatti e chiedono, oltre alla condanna dell’imputato per omicidio, anche un risarcimento economico totale di 1 milione di euro per i familiari. L’arringa della difesa di Emiliani dura più di due ore: l’avvocato Bruno ricostruisce i fatti dando le responsabilità all’Emiliani, ma spostando anche lo sguardo verso il minore, G.A., ancora in attesa di giudizio, che secondo molte testimonianze, compresi Laura e Paolo, sarebbe colpevole di aver sferrato alcuni dei colpi mortali a Renato. Proprio per questo la difesa chiede al Gup di rifiutare l’accusa di omicidio volontario e di trasformarla in concorso in omicidio.
Alle 19.30 il Gup emette la sentenza, confermando di fatto la richiesta del Pm, che si riduce a 15 anni per lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato e per le attenuanti di cui sopra. Omicidio volontario è l’accusa. Il Gup inoltre, in attesa della sede civile di dibattimento, ha interdetto Emiliani in maniera perpetua dai pubblici uffici e fissato un risarcimento provvisionale alla famiglia Biagetti di 50mila euro per la madre e 35mila al fratello e al padre. Tra 90 giorni il Gup renderà pubbliche le motivazioni della sentenza.
Così è finito il processo di primo grado che vede imputato Vittorio Emiliani, uno dei due assassini di Renato Biagetti.

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